Apparatus 22_ Arrangements & Haze

GALLLERIAPIÙ presenta “Arrangements & Haze”, il secondo solo show in galleria del collettivo artistico Apparatus 22.

Mentre i lavori della serie precedente “Several Laws. The Elastic Test” si collocano nei tempi nebulosi in cui stiamo vivendo attraverso una critica alle innumerevoli norme che modellano il corpo nella società contemporanea, “Arrangements & Haze” cambia il punto di vista. Spostando la riflessione sul corpo in un futuro lontano, il collettivo anticipa pensieri poetici che si snodano tra il viscerale e il digitale, tra il piacere e l’abuso e, soprattutto, tra l’impossibile e ciò che potrebbe essere plausibile solo attraverso una radicale immaginazione.

Protesi per l’immaginazione radicale, le opere presenti in mostra sono incentrate sul processo di mettere insieme e intrecciare pensieri, energie, oggetti ed elementi al di là di ciò che è conosciuto, inconfutabile e manifesto al fine di evocare (le possibili) manifestazioni del corpo nel futuro secondo Apparatus 22.

Una sezione della mostra è composta da “Arrangements & Haze”, serie di otto testi su grandi ritagli di pelle che esplorano scenari di corpi radicali in relazione al lavoro, alla tecnologia, alla spiritualità, all’ergonomia estrema e all’economia. Nessun freno all’immaginazione, né tracce lineari di realismo. Apparatus 22 ha coniato il termine hardcore minimalism per evidenziare la tensione tra il semplice mezzo formale – un rettangolo di pelle bianca – e l’intensa quintessenza del messaggio tatuato su di esso.

L’intensità veicolata da una forma così sobria risulta possibile, paradossalmente, attraverso un eccesso di immaginazione, amore e criticità combinati insieme: un processo strettamente collegato a SUPRAINFINIT, ovvero il tentativo di Apparatus 22 di immaginare un universo in cui la speranza venga usata come strumento critico.

Questo tentativo si oggettivizza in mostra con un inedito corpo di lavori: strumenti ed esiti di uno studio di prototipazione rudimentale immaginario realizzato da Apparatus 22, che danno vita ad uno spazio rituale per affrontare problemi essenziali relativi all’immaginazione di un nuovo corpo radicale. Al tempo stesso rudimentali e immaginifici, crudi e fragili, sciamanici e intrisi di (peculiare) logica: un eretico sogno ad occhi aperti, plasmato più e più volte.

La scelta dei titoli di queste opere ha tanta importanza quanto la realizzazione stessa degli oggetti, un modo per superare i limiti arbitrari del presente. Sempre ben consapevoli della prospettiva a lungo termine di qualsiasi forma di cambiamento radicale, ma anche della necessità di affrontare il problema etico e il pericolo che la ricerca scientifica diventi esclusiva nelle mani delle grandi società.

 

Una sorta di clandestino fluxus-like prototyping.

Nella penombra, qualcosa cresce.

 

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Apparatus 22 è un collettivo artistico transdisciplinare fondato nel gennaio 2011 dagli attuali membri Erika Olea, Maria Farcas, Dragos Olea insieme a Ioana Nemes (1979-2011) a Bucarest, Romania. Dal 2015 tra Bucarest e Bruxelles, Apparatus 22 si definisce come un collettivo di sognatori, ricercatori, attivisti poetici e futurologi (falliti) interessati all’esplorazione delle intricate relazioni tra economia, politica, studi di genere, movimenti sociali, religione e moda al fine di comprendere la società contemporanea. Un recente argomento di ricerca e di riflessione nella pratica di Apparatus 22 è l’universo SUPRAINFINIT: un tentativo di immaginare un universo tra presente e futuro in cui la speranza venga usata come strumento critico. Nei diversi lavori di Apparatus 22 – installazioni, performance, testi – la realtà si mescola con la finzione e la narrazione, e tutto si fonde con un approccio critico che attinge conoscenza ed esperienza dal mondo del design, della sociologia, della letteratura e dell’economia.

Mentre la maggior parte dei lavori prodotti nel 2017-2018 sono stati esposti per la prima volta in questa sede, una piccola selezione è già stata precedentemente presentata in due mostre lungimiranti; sul corpo e sul futuro della manodopera “Work it, feel it” – Vienna Biennial, KUNSTHALLE WIEN, Vienna, Austria (curata da Anne Faucheret con l’assistenza di Eva Meran | 21 giugno – 10 settembre, 2017) e sulla questione dell’insolito, della diversità “Fremdkörper. Non-Normative Body and Voice Mapping” at BOZAR Centre for Fine Arts, Brussels, Belgium (Curata da Romuald Demidenko e Hélène Jacques in collaborazione con KASK Curatorial Studies, School of Arts in Gent | 19 giugno – 20 agosto, 2018).

 

Le opere del collettivo sono state esposte in mostre e festival tra cui: La Biennale di Venezia 2013, MUMOK, Vienna (AT), Brukenthal Museum Contemporary Art Gallery, Sibiu (RO), MAK, Vienna (AT), Steirischer Herbst, Graz (AT), Akademie Schloss Solitude, Stuttgart (DE), Salonul de Proiecte, Bucharest (RO), Museion, Bolzano (IT), Kunsthalle Wien (AT), Onomatopee Eindhoven (NL), La Triennale di Milano (IT), BOZAR – Centre for Fine Arts, Brussels (BE), TIME MACHINE BIENNIAL OF CONTEMPORARY ART, D-0 ARK UNDERGROUND, Konji (BIH), Académie Royale des Beaux-Arts de Bruxelles (BE), TRAFO Gallery, Budapest (HU), Futura, Prague (CZ), Ujazdowski Castle – Centre for Contemporary Art, Warsaw (PL), Württembergischer Kunstverein Stuttgart (DE), Contemporary Art Museum (MNAC), Bucharest (RO), KunstMuseum Linz (AT), Osage Foundation (Hong Kong), Progetto Diogene, Turin (IT), Drodesera Festival, Dro (IT), Young Artists Biennial, Bucharest (RO), Oberwelt, Stuttgart (DE), Galeria Nicodim, Bucharest (RO), Nieuwe Vide, Haarlem (NL), Nest, Den Haag, (NL),  CIAP, Hasselt (BE), Barriera, Turin (IT), De Appel (NL), Suprainfinit Gallery, Bucharest (RO),  GALLLERIAPIÙ, Bologna (IT) etc.; ma anche al di fuori degli spazi istituzionali, con performance in luoghi pubblici, interventi in spazi privati e altre modalità ibride.

 

Immagini mostra