Agenda

Gen
31
Gio
2019
Débora Delmar_ Stressed, blessed and coffee obsessed
Gen 31–Mar 30 giorno intero

31.1.19 > 30.03.19

 

“I Caffè sono luoghi dove il discorso crea la realtà, dove nascono piani giganteschi, sogni utopistici e congiure anarchiche senza che si debba lasciare la propria sedia”.                             

Montesquieu

 

Caffè come luoghi ibridi tra lavoro e tempo libero, consumo e produzione, sociale e personale. Il progetto di Débora Delmar (1986) è un tentativo di portare collegamenti tra la funzione dei bar e lo spazio della galleria, tenendo presente quanto, l’uso di scelte estetiche ben definite determini il nostro comportamento al loro interno.

Débora Delmar esplora la cultura del consumo, gli stili di vita capitalistici e l’estetica aspirazionale. È particolarmente interessata a temi come le classificazioni sociali e gli effetti crescenti della globalizzazione nella nostra quotidianità così come l’egemonia culturale e le immagini di genere e razziali utilizzate nella pubblicità.

“Stressed, blessed and coffe obsessed” più che una frase è un modo di essere legato ai ritmi frenetici della società contemporanea ed evidenzia il modo in cui la coscienza sociale sia rafforzata dalle abitudini dei consumatori.

Per GALLLERIAPIU, il lavoro dell’artista analizza l’influenza della cultura europea dei caffè nello sviluppo delle città, nelle relazioni sociali, nelle interazioni e nello stile di vita contemporaneo. L’European Café era originariamente un hub sociale, un luogo che permetteva ad artisti ed intellettuali di riunirsi. Oggi, a seconda del contesto, il caffè può assumere il carattere di status symbol, essere emblema della cultura hipster e immagine della tradizione.

L’identità tradizionale dei Caffè letterari, l’essere centri d’aggregazione e produzione di pensieri ed idee grandiosi, è stata assorbita dalla cultura contemporanea consumistica mondiale. Le grandi multinazionali si sono appropriate degli stili originali estetici ed architettonici del Café Europeo per ricreare un’esperienza relazionale ed estetica fittizia. Il caffè diventa così un brand che porta con sé un immaginario tipico, ben preciso.

In galleria, l’artista attinge dal materiale fotografico catturate dal suo iPhone durante viaggi ed esplorazioni nei caffè e nei luoghi di merchandising, tra Mexico City, Vienna, Beijing, Venezia and Londra, dove vive e lavora attualmente, creando un’installazione-ambiente che si dirama per tutto lo spazio espositivo con una serie di lavori inediti e un’installazione sonora, che operano collegamenti e meta riflessioni sulla logica del bar e della galleria.

Il percorso di Stressed, Blessed and Coffee Obsessed avrà un suo apparato esterno con la pubblicazione di un poster e di due bullettin in collaborazione con Droste Effect Magazine e curati da Vincenzo Estremo. I bullettin confluiranno poi in una pubblicazione che verrà presentata in occasione del finissage della mostra. I bullettin, pensati da Vincenzo Estremo e dalla stessa Débora Delmar, indagheranno inizialmente la pratica dell’artista messicana di base a Londra e successivamente problematizzeranno alcune delle questioni sociali e politiche connesse alla diffusione dei caffè in Europa ed in America Latina. Partendo da un approccio interdisciplinare ed appoggiandosi agli studi culturali, l’artista ed il curatore metteranno insieme una serie di materiali teorici ed iconografici al fine di raccontare le diverse sfaccettature della globalizzata cultura dei caffè e del caffè.

 

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Débora Delmar (1986, Mexico City) vive e lavora a Londra dove sta completando il programma post-laurea (MFA) della Royal Academy of Arts, dopo aver frequentato la School of Visual Arts di New York. Il suo lavoro è incentrato sull’esplorazione della cultura del consumo globale del 21esimo secolo, sull’impatto di quest’ultima nella vita quotidiana e sulle aspirazioni estetiche che ne conseguono. Delmar utilizza frequentemente installazioni multi-sensoriali e multimediali che coinvolgono scultura, video, fotografia, suono, profumo ed interventi online. Per la sua ricerca, l’artista ha adottato spesso canoni dell’estetica aziendale o strategie di marketing, ricontestualizzandoli, che l’hanno portata a fondare la Débora Delmar Corp. a New York City nel 2011. I suoi lavori sono stati esposti in mostre personali e collettive presso la 9th Berlin Biennale (Berlino), Museo Universitareo del Chopo (Mexico City), Modern Art Oxford (Oxford, UK), Museum of Modern Art (Warsaw), Museum of Contemporary Art Denver (Denver), Museo de Arte Contemporaneo de Oaxaca- MACO (Oxaca).

 

Apr
3
Mer
2019
BeAdvisors Art Department – Prewiew #3 
Apr 3 giorno intero

BeAdvisors Art Department presenta Prewiew #3

Preview è un modello espositivo dove diverse gallerie internazionali e non sono invitate a dialogare in uno spazio non convenzionale esponendo un arista scelto dal proprio portfolio. Per questa edizione le gallerie invitate sono: Laveronica (Modica), Edel Assanti (Londra), Smac (Cape Town), Peter Kilchmann (Zurigo), GALLLERIAPIU (Bologna).

Group Show: Alejandra Hernandez (Colombia, 1989), Jodie Carey (UK, 1981), Débora Delmar (Messico, 1986), Kresiah Mukwazhi (Zimbabwe, 1992), Simphiwe Buthelezi (Sud Africa, 1996), Zilla Leutenneger (Svizzera, 1968).

Opening: 03/04 h 19:00- 23.00
Collector’s night: 05/04 h 19:00-23.00

03/04 >06/04.2019
h 10.00 – 18.00 su appuntamento
Via Fatebenefratelli 5, 20121 Milano

Per maggiori informazioni: https://beadvisors-art.co.uk/contatti/

Apr
12
Ven
2019
Furlani-Gobbi & Matteo Cremonesi, “Fake Marble Doesn’t Cry” a cura di Lisa Andreani
Apr 12–Giu 15 giorno intero

 

FAKE MARBLE DOESN’T CRY

a cura di Lisa Andreani

 Furlani-Gobbi
Matteo Cremonesi

 Opening 12.04.2019
12.04.2019 > 15.06.2019

 

Fake marble doesn’t cry è un progetto espositivo e insieme un volo pindarico che unisce due momenti storici e architettonici lontani tra loro.
L’architettura e scultura romanica e i modelli d’arredo domestico attuali convergono su una serie di coincidenze, non tanto stilistico-formali quanto teorico-strutturali, che ci concedono l’apertura di una riflessione sulla dimensione renotopica del Total Living. Le nostre case, infatti, sono oggi oasi in cui lasciar vivere un’utopia a stretto uso del presente, luoghi in cui, almeno così recita il catalogo IKEA, fare spazio alla tua voglia di cambiare.

Il legante tra entrambe le dimensioni affrontate è dato da una logica strutturale comune che si basa sul ripensamento e utilizzo dell’espressione latina ex uno lapide, formula che rimarca l’abilità delle maestranze a far apparire l’oggetto scultoreo come originato da un unico pezzo di marmo. Il concetto si estende alla contemporaneità nella produzione di spazi abitativi senza soluzione di continuità, dove il passaggio dalle pareti ai singoli mobili fino agli oggetti di arredo e design è inavvertito. Gli elementi strutturali vengono apparentemente celati e il mobilio diviene un prolungamento aggettante delle mura.

L’analisi proposta dello spazio narrativo ed espositivo viene elaborata nelle ricerche degli artisti Furlani-Gobbi e Matteo Cremonesi trasformando le sale di GALLLERIAPIÙ in mondi a contenuto variabile, paesaggi interconnessi in cui tutto ciò che appartiene al nostro quotidiano si sviluppa e si muove secondo etichette e definizioni prodotte dai brand. Mise en scène di un capitale di appeal, sensuale e apparentemente neutrale (o total white).

Il duo Furlani-Gobbi prosegue per questa occasione una riflessione sul display iniziata durante l’ultimo progetto esposto al Parco Arte Vivente (Torino) per il festival Teatrum Botanicum. Gli artisti, la cui ricerca si concentra sulla relazione tra esplorazione, dominazione e natura, procede nella costruzione della propria personale collezione, la “Sammlung”. Marcatamente eterogenea poiché arricchita da ogni progetto, essa si autorganizza grazie allo sguardo degli autori e dei fruitori. In Fake marble doesn’t cry l’estetica formale messa in atto da grandi brand viene fatta convivere da Furlani-Gobbi con la figura solida e immobile di un leone stiloforo, elemento simbolico di supporto delle mura della chiesa romanica. Il valore dell’esponibilità del forniture display creato dagli artisti diviene funzionale alla narrazione che ingloba, in un unico discorso, installazioni, video e tessuti. La radicalità dei lavori si racchiude nel loro essere vicini ad oggetti di design, utilizzabili e fruibili.

I lavori di Matteo Cremonesi completano la narrazione iniziata da Furlani-Gobbi avvicinandoci all’orizzonte visivo medievale e contemporaneamente a quello attuale. Le fotografie e gli accostamenti fotografici che l’artista ci presenta tratteggiano le forme estetiche di oggetti e prodotti che reclamano la propria sensualità e un bisogno di attenzione marcatamente sociale, di status symbol. Le forme apparentemente delicate e melanconiche di una fotocopiatrice racchiudono il “logo” di un ritorno a un’estetica quasi analitica.
Quando nella stessa cornice quest’ultima immagine si unisce all’architettura medievale e romanica, la comune dimensione strutturale si rende esplicita.

#renotopia #totalliving #totalwhite #usablepast #romanicovsikea #storytelling #fakeartigianato #smarthome #visualculture

 

Fake marble doesn’t cry sarà affiancato da un corredo espositivo composto da approfondimenti, talks e presentazioni di pubblicazioni che avranno luogo nel mese di maggio e giugno.

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Marco Furlani (Trento, 1983) e Jonathan Gobbi (Piacenza, 1983) hanno studiato all’accademia di Belle arti di Bologna e collaborano da diversi anni. Insieme hanno partecipato a: Teatrum Botanicum 2018, PAV (Torino); Situation #27 Vanishing, Fotomuseum Winterthur (Svizzera); ISEA 2015, Zayed University (Emirati Arabi); My Ideal City, IUAV (Venezia). Sono stati ospitati a VIR-ViaFarini InResidence 2017 (Milano) e parteciperanno al programma di residenza 2019 di Cripta747 (Torino).

Matteo Cremonesi (Milano 1986). Ha studiato all’Accademia di Brera (Milano). I suoi lavori sono stati esposti: Still Gallery (Anversa); Festival Internacional de Artes Gráfcas, (San Paolo); Galleria Miheličeva, 15 ° Festival Art Stays- Ptuj, (Slovenien); Firma del libro pubblicata su Ofprint London e Photo London – Tate Modern, Bankside, Londra; Docva, Fondazione Hangar Bicocca e Nowhere Gallery (Milano); Family Business (New York); The Orange (Seoul); Museum of Art (Tel Aviv); Galleria Jarach (Venezia). Matteo Cremonesi è Deputy Director presso Phroom magazine e Co Founder / Art Director presso Office Project Room. Vive e lavora tra Milano e il Trentino Alto Adige.

Lisa Andreani (Verona, 1993) critico d’arte e curatore indipendente. Laureata in Arti Visive e Moda presso l’Università IUAV di Venezia, collabora come archivista all’interno dell’Archivio Salvo. Ha frequentato CAMPO17 alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. È project manager di REPLICA e assistente alla produzione di Luca Vitone per il progetto supportato dall’Italian Council. Ha pubblicato articoli e recensioni per Arte e Critica, ATPdiary, Droste Effect e KABUL magazine. Tra le ultime mostre che ha curato e co-curato: OROSCOPIO – SUMMERTIME The heaven is on fire (open enterprise for future markets), Radio show OCWR GALLLERIAPIÙ, Bologna; IN/ACTION, Museo Santa Maria della Scala, Siena; ARACATACA, Spazio Buonasera, Torino; The Bubble Boy (Needs a Hug) – Riccardo Previdi, Quartz Studio, Torino; OROSCOPIO Spring homages the moon, GALLLERIAPIÙ, Bologna; Lo spazio non è blu e gli uccelli non ci volano dentro – Francesco Snote, Edicola Radetzky, Milano.

 

In collaborazione con

 

 

 

Giu
20
Gio
2019
“Sky Above, Sea Below” // OPEN TOUR 2019
Giu 20–Lug 19 giorno intero

“Sky Above, Sea Below”
Daniele Di Girolamo Manrico Pacenti

Opening 20.06.2019
21.06.2019 > 19.07.2019

Opentour 2019. La mostra “Sky Above, Sea Below” fa parte di Opentour 2019: una festa dell’arte lunga una settimana, dal 17 al 22 giugno, con la quale Accademia di belle arti di Bologna si apre all’esterno e “invade” numerose sedi e spazi espositivi e culturali cittadini, proponendo al pubblico l’occasione di scoprire e apprezzare i risultati dell’attività che studenti e docenti svolgono nelle aule.

“Sky Above, Sea Below” indaga la relazione tra il paesaggio e gli elementi che lo compongono, identificando questa relazione sia come suono in quanto informazione, sia come condizione primaria per l’esistenza del paesaggio stesso, inteso come micro e macro organismo. Il progetto espositivo si concentra in particolare sulla capacità morfogenetica del suono rispetto agli elementi che, posti in questa relazione, formano il paesaggio. La ricerca parte da elementi più intimi per poi estendersi fino all’indagine del ruolo delle interferenze sonore nelle più recenti tecnologie e scoperte scientifiche.

Il lavoro si sviluppa su due diversi piani: a terra e in aria. Nel primo caso lo spazio è occupato da quattordici vasche contenenti acqua che reagisce al suono stereofonico di speakers posti sotto ognuna di esse. Il suono emesso è una stratificazione di feedback acustici, realizzabili solo grazie alla relazione tra l’input e l’output sonoro che ne permettono l’innesco. Lo spazio aereo è invece occupato da sette elementi scultorei ottenuti tramite l’ibridazione fra solidi virtuali ed il medesimo suono (trattato in mono) emesso dalle vasche. Il risultato, solidificato attraverso la stampante 3D, rappresenta il confronto e la relazione fra gli elementi, fattore che in fisica possiamo identificare come la risultante delle forze.

La relazione installativa di questi lavori posti su due diversi piani – above, below- e la relazione interna del suono che interferisce con tutti gli elementi vanno a costruire il paesaggio.

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Daniele Di Girolamo (Pescara, 1995) frequenta il biennio specialistico in “Pittura Arti visive” presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. La sua ricerca indaga le trasformazioni silenziose delle proprietà chimiche e sonore della materia, concentrandosi sul mutamento dal valore simbolico, concettuale e antropologico. I processi naturali e le interferenze umane che si ibridano nel paesaggio sono le coordinate da cui sviluppa il suo lavoro. Tra le esposizioni personali e collettive: Premio Zucchelli, Artefiera Bologna, duo con Li Zhuwei, 2019; “Eruzioni”, Ateliersi, Bologna 2019; “Elogio della Lentezza”, Zu Art, Fondazione Zucchelli, Bologna 2019; “Omaggio a Misticoni”, Museo Vittoria Colonna, Pescara 2019; “Young artist in the hotel”, Isola di San Servolo, Venezia 2019; “Trasformazioni Silenziose”, Young Art Gallery/Garage, Pescara 2018; “The interior sea”, The Lebanese University, Beirut 2018; “Through”, GALLLERIAPIU, Bologna 2017.

Manrico Pacenti (Perugia, 1995) attualmente iscritto al Biennio specialistico in “Pittura arti visive” presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna sviluppa la sua ricerca artistica prendendo in analisi le peculiarità degli elementi digitali ed osservando le conseguenze della virtualizzazione del regno naturale. Indagando su degli aspetti prettamente antropologici sviluppa dei lavori in cui i “data” vengono ibridati con elementi reali attuando così una materializzazione del prodotto digitale e finendo per svelare alcuni aspetti esistenzialisti ed applicazioni inedite di questi nuovi strumenti. Tra le esposizioni: “The interior sea”, Lebanese University, Beirut 2018; “Take me (I’m yours)”, Ex parcheggio giuridico, Bologna 2017, “Il mare interno”, Galleria Artforum, Bologna 2017; “Remake”, GALLLERIAPIU, Bologna 2016; “La città che noi vogliamo”, Ex Chiesa della Misericordia, Perugia 2013.

“Sky Above, Sea Below” è un progetto collaborativo tra gli artisti Daniele Di Girolamo e Marnico Pacenti e coordinato dal prof. Luca Caccioni, della cattedra di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna.

 

Set
27
Ven
2019
Gaia Fugazza, “Ostaggi e amici”
Set 27–Nov 9 giorno intero

GALLLERIAPIU presenta Ostaggi e Amici, solo show di Gaia Fugazza (Milano 1985). La sua pratica pittorica e performativa esplora la relazione fra gli esseri umani e l’ambiente naturale e indaga la natura soprasensibile e gli stati alterati di coscienza .

Per GALLLERIAPIU apre il suo universo fatto di immagini, figure, colori e significati lontani dall’attitudine capitalista e scientista. Gaia Fugazza pone l’attenzione sul valore delle altre specie, dei sistemi e dei processi naturali ricollocandosi all’interno dell’ecosistema in un’ottica definita dal filosofo Norvegese Arne Naess di ecologia profonda.

In mostra, un nuovo ciclo di dipinti su legno dal segno quasi primitivo e crudo come il gesto di chi li compie. L’intaglio, la modellazione, l’incisione sono gesti che si ripetono come rituali nella pratica di Fugazza. L’utilizzo dei colori di origine naturale è una scelta determinata da alcune peculiarità specifiche ma soprattutto dalla loro appartenenza alla realtà: si tratta di scale cromatiche che rimandano alla dimensione geologica. Le opere di Fugazza hanno un rapporto ambivalente tra l’illusione dello spazio dipinto e l’utilizzo di materiali e colori legati al reale. Una presa di coscienza nell’ambito dell’esperienza sensibile e una cognizione delle possibilità o delle disponibilità dell’intuizione. Le figure che abitano il suo immaginario sono ibride: sono animali, piante, uomini accomunati da un alone di mistero e ambiguità, che ci sembra quasi di riconoscere ma mai completamente.

Il lavoro di Gaia Fugazza si inserisce in un momento sospeso che permette di accedere ad una visione che mantiene vivida e significativa l’esperienza del passato per allargare la lente di osservazione del presente e del futuro, non solo personale, ma anche culturale e sociale.

Il nuovo ciclo di dipinti sono atemporali, senza ombre, legati al contemporaneo ma che allo stesso modo traggono ispirazione da archetipi e si presentano come proposizione con uno sguardo al futuro. La ricerca di Gaia Fugazza si inserisce in uno strato empatico che dà accesso alla conoscenza secondo linguaggi e significati che oscillano tra la realtà comune e la realtà di cui si fa esperienza durante gli stati alterati di coscienza.

La pratica di Fugazza è un invito a fidarsi delle percezioni attraverso la propria presenza, con il proprio corpo e in questo determinato momento.

#deepecology#trascendenza #visioni #gaia #symbiosis #archetipi #preistoria #pitturarupestre #archaicrevival #psychedelic #soprasensibile #pushingthelimits #tribal #ecologiaprofonda #dmt #atemporalità #trancelover #psylife #esotericknowledge #spitirual  #rituale #forevernow #a-temporality

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Gaia Fugazza (Milano 1985), vive e lavora a Londra. La sua pratica include pittura e performance. Il suo lavoro esplora la relazione fra gli esseri umani e l’ambiente naturale, l’intelligenza di altre specie, riproduzione e  pratiche trascendentali. Tra le sue ultime esposizioni personali e collettive: Super Nature in two Parts, Lisson Gallery, Londra; Baltic Triennial 13, South London Gallery, Londra; Star Messenger, LUX, Londra; Water from the Waist Down, Kunsthall Oslo; Growing Gills, Mimosa House, Londra; The London Open, Whitechapel Gallery; Hrm 199 Ltd, Tinguely Museum, Basilea, Studiolo #9, Spazio Cabinet, Milano, Gatherer Hardwiring, Porcino, Berlino; e Present and Distracted, Zabludowicz Collection; Londra. Fugazza collabora regolarmente con altri artisti e curator alla creazione di modi alternative di presentare i lavori, come ad esempio il party My Night of Untlimited Favour, che ha curato alla Royal Academy of Arts di Londra e Grandine, il programma espositivo che ospita nel suo studio.

 

Nov
23
Sab
2019
Pauline Batista “Is Your System Optimized?”
Nov 23 2019@18:00–Gen 11 2020@19:00

GALLLERIAPIU presenta la prima mostra personale in Italia di Pauline Batista (1988), artista brasiliana di base a Londra. La pratica di Batista esamina l’impulso di rendere trasparenti informazioni, corpi e “quantificazione del sé”. L’artista, attraverso installazioni che comprendono elementi di fotografia, scultura e frequenze sonore, dà accesso ad una rete di linguaggi che gli spettatori sono invitati a decodificare.

“Is Your System Optimized?” indaga i nostri corpi e le aree etiche grigie di una spinta sempre più crescente per migliorare le qualità e le capacità umane. La nostra cultura attuale promuove l’eccellenza e richiede le massime prestazioni dei nostri corpi e delle nostre menti. Aiutati dall’accelerazione dei progressi della tecnologia, noi come esseri umani, stiamo sempre più cercando l’efficienza e la perfezione delle macchine. Questa auto-ottimizzazione è una risposta alla realtà sistemica, che ci spinge a mercificare noi stessi. La mercificazione è presente soprattutto nei corpi femminili, che fungono sempre più da incubatori per l’ottimizzazione umana. L’emergere del potenziamento umano richiede ancora la necessità di un ritorno al corpo, allontanandosi dalla capsula di Petri.

Per GALLLERIAPIU Batista presenta un nuovo corpus di lavori e ambienti, invita il pubblico a entrare e diventare esso stesso parte delle riflessioni in corso. Ispirata dalla sua ricerca in campo tecnologico sul CRISPR, che consente la modificazione genetica diretta degli embrioni, e sulla frequenza del Pink Noise, Batista esamina lo spazio tra tecnologia, intimità e pratica medica, giocando con idee di potenziamento usando oggetti tattili come sfere d’acqua e slime.

Nell’ installazione Optimization Station: please sit and do nothing, i corpi sono avvolti sia fisicamente sia sul piano percettivo sonoro da Pink Noise e toni binaurali. Lo spettatore entra nel vuoto e  sedendosi su una scultura in PVC creata per racchiudere i loro corpi, diventa il soggetto osservato, o meglio il paziente sulla sedia del medico. Una volta seduto, il Pink Noise induce un profondo stato di concentrazione e tranquillità, fornendo una colonna sonora che dà sollievo alle nostre vite frenetiche. La frequenza fornisce effettivamente una strategia fondamentale per facilitare la nostra ricerca del massimo potenziale umano. In questo progetto Batista cerca il potenziale di resistenza attraverso strategie di non-azione. Attraverso diversi aspetti dell’installazione e una nuova serie di opere fotografiche, l’artista indaga ciò che serve per essere ottimizzato e il futuro verso il quale ci stiamo dirigendo.

#paulinebatista #transparency #selfoptimization #quantifiedself  #soundenvironment #hyperstimulation #petridish #contemporaryphotographer #pinknoise #famalebody #soundfrequencies #void

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Pauline Batista ( Rio de Janeiro, 1988) è un artista multimediale di base a Londra. La sua pratica oscilla tra la fotografia, scultura, installazione, film e ambienti sonori. Dopo aver conseguito una laurea in Relazioni internazionali presso la University of Southern California nel 2010, si forma a Londra nel 2017 con un MFA in Fine Arts alla Goldsmith University. Si specializza in fotografia sia presso UCLA (Los Angeles) e sotto la guida di importanti fotografi sia a Los Angeles che a Berlino. Tra le sue mostre personali e collettive, ha esposto presso: Houston Center for Photography, Houston, USA (2019), ATP Gallery London, UK (2019),  CADAF- Contemporary and Digital Art Fair, Lightbox, New York, USA (2019), University of Oxford, Oxford, UK (2018), The Koppel Project, Londra (2018), Clinic 2- London Design Festival, Londra, (2017) The Hive, Londra (2016) Embassy of Brazil, Londra, UK (2016), Westwerk, Hamburg, Germania(2016). Tra I programmi di residenza: Residency Unlimited (RU), New York, USA (2019),  ARTELES Residency, Haukijärvi, Finlandia (2019) and Alice Residency and Exhibition, The Old Waterworks, Southend-on-sea, UK (2017).

 

Gen
23
Gio
2020
Ivana Spinelli_Contropelo
Gen 23@14:30–Mar 28@19:00

A cura di Claudio Musso
Opening Artnight 25.01.2020
23.01.2020 > 28.03.2020

«Sulle tracce dell’archeomitologia, segni ancestrali si muovono, si spostano, si sottraggono. Scivolano dalla decorazione, dove ci si aspetterebbe di vederli, al linguaggio. Rivendicando uno spazio inconscio, storico e visivo»

Contropelo è la seconda personale di Ivana Spinelli negli spazi di GALLLERIAPIU. La mostra si inserisce nel progetto Zig Zag Protofilosofia, percorso di ricerca intorno al “linguaggio della Dea” che raccoglie gli studi dell’archeologa e linguista lituana Marija Gimbutas. Sulla traccia dei precedenti Global Pin-Up (2012) e Minimum (2015-ongoing), anche in Zig Zag Protofilosofia ad un periodo di studio, analisi e approfondimento del tema fa seguito una restituzione plurima che include performance, scultura, oggetto e libro d’artista.

Contropelo si configura come uno spazio di attenzione in cui oggetti scultorei mobili, e sacche contenitori si propongono di far riemergere un sistema di valori e di segni che non smettono di abitare il nostro inconscio, portando nel presente l’eco della società Gilanica diffusa nel neolitico in tutta l’Antica Europa, una civiltà egualitaria matrilineare e pacifica per più di 3.500 anni. Prima che si affermasse il sistema sociale e il pensiero filosofico su cui fondiamo la nostra immagine del mondo. Una proto-filosofia. Per pettinare la storia contropelo.(Martino Doni)
Ivana Spinelli si appropria mediante la (ri)scrittura e la (ri)progettazione di un linguaggio arcaico e futuribile allo stesso tempo, fatto di figure semplici e di tratti iconici che provvede a diffondere in molteplici canali: dalla stampa su tessuto alle forme lignee, dall’inchiostro su carta alla APP per smartphone.

La mostra è curata da Claudio Musso, insieme al suo contributo teorico si uniscono gli approfondimenti di Elisa Del Prete e Cecilia Canziani. L’intero apparato critico sarà diffuso attraverso la piattaforma online Droste Effect.

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Ivana Spinelli ( Ascoli Piceno, 1972) è una artista italiana, dal 2012 docente di scultura all’Accademia di Belle Arti. Vive e lavora tra Berlino e Bologna. La sua pratica ventennale analizza principalmente le relazioni tra corpo e linguaggio, che definendosi a vicenda hanno la capacità di spostare continuamente i limiti del percepito e della realtà. Nelle sue opere si mette in scena la dimensione sociale e politica delle relazioni personali, il conflitto perenne dove alla normatività del linguaggio legislativo, ma anche dei brand e dei social, corrisponde una vitalità che reagisce attraverso la protesta e la riappropriazione , più o meno silenziosa, del mondo. Definizioni stringenti come clandestino, femminile, terrorista, vegetale, minimo vengono aperte da azioni come cucire, indossare, tradurre, dare voce, spesso partecipate in performance e workshop. Tra le mostre personali e collettive in spazi privati e musei pubblici in Italia e all’estero: Scrivere Disegnando When Language Seeks Its Other, Centre d’Art Contemporain Genève, Zig Zag Protofilosofia, Una Vetrina, Roma; performance Minimum:Voci, Museo Barracco, Roma; Minimum, GALLLERIAPIU, Bologna; 5th Mediations Biennale, National Museum di Poznań, Polonia;  Dodici Stanze, Museo CIAC, Genazzano, Roma; Il sangue delle donne, Casa Internazionale delle Donne, Roma; Exploring Resilience, Mila Kunstgalerie, Berlino; Progetto Italiano n.3 – “Avere fame di vento”, The Workbench, Milano; Topophilias, Kreuzberg Pavillon, Berlino; Baustelle, BeoProject, Belgrado; Art Goes City, Postaja Raumau, Slovenj Gradec; Loverrs/Fuckerrs, OltreDimore, Bologna; Embedded art, Akademie der Künste di Berlino; Global Sisters, Italian Academy di New York. Il suo lavoro è analizzato in numerosi saggi e cataloghi tra i quali Das Image des Terrorismus im Kunstsytstem, Sebastian Baden (Edition Metzel, Munchen (De)2018), Clothing as a symbol of identity, Irfan Hosic (Grandska Galerie (Bh), The Aesthetics of Terror, Manon Slome e Joshua Simon (Charta, 2009);  Caos #2, Raffaele Gavarro(San Servolo, 2010);  Global Fight Club, Matthias Reichelt (Distillery, 2011). Tra le sue pubblicazioni: Global Sisters – The Contradictions of Love (Revolver Books, Berlino 2012) e il libro d’artista Minimum (2017).

Giu
3
Mer
2020
Estetica con conseguenze
Giu 3@11:54–Lug 24@12:54
Estetica con conseguenze

ESTETICA CON CONSEGUENZE

Con opere di Apparatus 22, Pauline Batista, Marco Ceroni, Matteo Cremonesi, Debora Delmar, Gaia Fugazza, Gluklya, Ann Hirsch, Yves Scherer, Ivana Spinelli, Emilio Vavarella

3 giugno > 24 luglio 2020

Il 3 giugno si riaccendono i neon di GALLLERIAPIU con un progetto che nasce dalla volontà di porre l’attenzione sul lavoro della galleria e sugli artisti con cui collaboriamo. Negli ultimi cinque anni di attività GALLLERIAPIU ha contribuito alla produzione di opere multimediali, sculture, video, ambienti, performance, opere pittoriche, immagini, fotografie, alcune ancora custodite nel magazzino delle galleria. I progetti ambiziosi che si sono succeduti all’interno di GALLLERIAPIU hanno dato vita all’ “estetica con conseguenze”, termine coniato dal collettivo rumeno Apparatus 22 per definire la linea di ricerca della galleria, fa riferimento a pratiche artistiche perturbanti, provocatrici di pensiero che analizzano aspetti essenziali per un’indagine critica della società attuale e futura.

Dopo questo periodo di chiusura, la galleria riapre vuota e con un progetto di allestimento in progress, che andrà delineandosi e modificandosi nel corso dell’estate. La galleria intesa come spazio di trasformazione dal vuoto al pieno lascia spazio a infinite possibilità. Le opere che attiveranno lo spazio giorno dopo giorno daranno vita al contenuto esprimendo opinioni dall’interno e commentando il contesto più ampio: il sistema, il mercato, il momento storico che stiamo vivendo.
Prendersi cura dell’oggetto, riviverlo, montarlo, rileggerlo ridiscuterlo ma anche rimettere in gioco lo spazio espositivo è quello che desideriamo fare. Il progetto avrà un aspetto fisico e visitabile che avverrà all’interno dello spazio e una parte virtuale di storytelling del work in progress attraverso i nostri social. Inviteremo i frequentatori e sostenitori delle attività della galleria a prendere parte di questo allestimento in divenire. Un tentativo di riattivare lo sguardo sull’opera ma anche di lasciare spazio alla non prevedibilità, al gioco, forse anche all’errore, un gesto spontaneo in un momento in cui si vuole dare spazio alla collaborazione, al supporto reciproco e alla partecipazione.

Sei invitato a partecipare all’allestimento della mostra suggerendoci un opera che verrà allestita per te durante i due mesi di apertura.
Hai un opera in particolare che hai visto in galleria che ti farebbe piacere rivedere? Consulta l’archivio on- line e se ti va condividi con noi la tua scelta.
Link all’archivio online: 
https://www.artland.com/exhibitions/estetica-con-conseguenze-053d8e

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