A LULLABY

Riccardo Bellelli | Luca Campestri
Open Tour
Opening 22.06.2023
23.06.2023 > 21.07.2023

Sospesi nel tempo e nello spazio tra familiare e sconosciuto, i lavori presentati sono accomunati da una condivisa resistenza all’essere definiti. Ci conducono alla soglia tra il rimanere e il fuggire dalla condizione di nostalgia, desolazione, de-mondificazione con cui dobbiamo fare i conti. A LULLABY è  un’atmosfera liminale, uno stato di dormiveglia cullato da un suono lontano, che allo stesso tempo incoraggia tenerezza e disorientamento. In scena si snoda un paesaggio emotivo al limite tra il giorno e la notte, dove le immagini scattate dalle fototrappole di Luca Campestri e gli “strani” incontri di oggetti di Riccardo Bellelli, ibridi tra fantastico e mainstream, attivano il nostro centro dei ricordi dandoci un senso di déjà-vu, di intimo smarrimento.

 

In entrambi gli artisti si ritrova una poetica del rimasuglio: ciò che resta del calore di un ricordo d’infanzia e viene salvato dall’erosione della memoria. Le creature di Riccardo Bellelli sono il risultato di una disgregazione materica, scarti della desertificazione del reale. Sono ‘ready made’ ironici, oggetti non amati che sembrano essersi aggregati spontaneamente, rifiutandosi di degradarsi e scomparire. Le opere fotografiche di Luca Campestri nascono invece da meccanismi di interpolazione. La night vision e lo spettrogramma alterano l’immagine provocano una perdita semantica, come il tempo che lentamente sfuma i nostri ricordi. Finestre sull’intimità del mondo animale, le immagini diventano spettri, presenze parziali, sulla soglia tra ciò che non è ancora ma i cui effetti precedono la messa in atto.

 

I rimasugli di Riccardo Bellelli e Luca Campestri vivono in un mondo onirico ambivalente, cullati da uno stato continuo di ambiguità. Sono il paesaggio di un morbido sogno lucido, e allo stesso tempo visioni di un falso risveglio da cui non è possibile evadere.

 

Per capire se ci troviamo o meno dentro la dimensione onirica suggerita dagli artisti è necessario raccogliere più indizi possibili. In primo luogo bisogna prestare attenzione alla nitidezza dei contorni degli oggetti, dei volti o meglio ancora delle proprie mani. Il percorso espositivo si completa così con un paio di guanti, un’opera che se attivata dagli addetti della galleria sfida il pubblico ad un gioco mentale, che gli permetterà di capire da quale lato della soglia si trovano.

 

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Riccardo Bellelli (Carpi, 1999) lavora tra Carpi (MO) e Bologna. Attualmente frequenta il corso di Pittura – Arti Visive all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Ha preso parte a diverse mostre collettive tra cui Players al Mtn Museo Temporaneo Navile nel 2022 e ha realizzato progetti, installazioni e performance tra cui ricordiamo Disintegrating Bluetooth in occasione di ART CITY Bologna 2022. Tra le residenze e i workshop a cui ha partecipato ricordiamo Capital Project Colle Ameno presso Sasso Marconi (BO) nel 2021 e Un certo numero di cose presso MAMbo Museo d’Arte Moderna di Bologna nel 2019. Nel 2020 è stato finalista all’undicesima edizione del Premio Combat Prize per la sezione scultura/installazione e nel 2022, in duo con Chiara Mecenero, è stato vincitore dell’VIII edizione del Premio Daolio per l’arte pubblica.

 

Luca Campestri, italo-tedesco, nasce a Firenze nel 1999. Dopo essersi trasferito in giovane età ai piedi degli Appennini tosco-romagnoli, si stabilisce a Bologna nel 2018, dove si forma, frequentando i corsi di Decorazione Arte e Ambiente e di Pittura Arti Visive all’Accademia di Belle Arti, e dove correntemente vive e lavora. Campestri fa il suo esordio nel panorama artistico bolognese con la vincita del premio Art Up della Critica e dei Collezionisti promossa dalla Fondazione Zucchelli nel 2021, del Premio Zucchelli 2022 e con una residenza presso l’associazione Alchemilla. La sua ricerca si serve dei media dell’installazione video, fotografica e sonora focalizzandosi sul concetto di spettro in quanto essere parziale: ciò che non è più o non è ancora, ma i cui effetti continuano a perpetuarsi o precedono la messa in atto. Dunque le opere di Campestri si configurano spesso come l’impronta lasciata da una memoria che va disgregandosi e mettono in scena luoghi affettivi e dinamiche di disgregazione mnemoniche e dell’immagine.

 

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