Gluklya _ Utopian Unemployment Union of Bologna

GALLLERIAPIÙ ospita il primo solo show in Italia dell’artista russa Gluklya, alias Natalia Pershina-Yakimanskaya.

Ho visto per la prima volta il lavoro di Gluklya alla mostra “All The World’s Futures” curata da Okwui Enwezor alla 56ᵃ Biennale di Venezia nel 2015. L’installazione dal titolo “Clothes for the Demonstration against false election of Vladimir Putin” utilizzava capi di abbigliamento appartenenti a persone di diversi gruppi sociali che avevano partecipato alla protesta, modificati dall’artista ed issati su dei picchetti di legno. Per anni Gluklya ha utilizzato l’abito nella sua pratica artistica in modi diversi, dall’installazione alla performance; in quell’occasione decise di scendere in strada durante la protesta. Non siamo abituati a guardare all’abito – e alle relazioni formate attraverso questo mezzo d’espressione culturale – come strategia di resistenza, pratica critica e materica allo stesso tempo. Per Gluklya i vestiti esigono rispetto: essi sono le cose che più ci rappresentano, le più vicine al nostro corpo come una seconda pelle, la frontiera tra la società e la personalità, tra interno ed esterno, sottile confine tra racconto e realtà e (perché no?) anche un modo per comprenderci gli uni con gli altri. Questa indagine dinamica, partecipata e politicamente ispirata è anche il filo conduttore della mostra “Utopian Unemployment Union of Bologna”. Veronica Veronesi, Art Director GALLLERIAPIÙ

Il pensiero radicale di Gluklya va oltre il mondo dell’arte indirizzandosi alle relazioni tra differenti gruppi sociali come strategia e critica del sistema.

Utopian Union è un display espositivo già realizzato in diversi contesti e in differenti paesi. Ogni volta l’artista crea nuovi spazi per performance interattive alla ricerca di nuovi linguaggi e di un nuovo vocabolario per aiutare a superate il cinismo e l’apatia.

Per GALLLERIAPIÙ l’artista attraverso un percorso “in progress” di incontri, laboratori, e performance, svilupperà un nuovo modello per unire e ridefinire il rapporto tra economia, arte e politiche sociali.

Utopian Unemployment Union of Bologna è uno spazio critico per promuovere l’innovazione sociale dove il pensiero si trasforma in realtà, un viaggio di esplorazione nei territori dell’eterotopia.

Il laboratorio si propone di creare e sviluppare un percorso verso l’auto-iniziativa e l’autodeterminazione per sfuggire alla politica del rifiuto e dell’esclusione. L’obiettivo di questa esperienza è quello di indagare le cause, non solo sociali ed economiche, ma anche esistenziali, della disoccupazione. Si tratta di un momento di riflessione e di scambio di esperienze e di aspirazioni dei partecipanti. Le capacità individuali saranno riconosciute e sviluppate all’interno del laboratorio e trasformate in idee e progetti concreti.

Grazie al contributo attivo di Xenia – associazione di promozione sociale nel campo dell’immigrazione e dell’inclusione – e alla collaborazione con l’Accademia delle Belle Arti di Bologna, un piccolo gruppo formato da migranti, rifugiati e giovani studenti prenderà parte al laboratorio creando un circolo virtuoso di idee a confronto.

In mostra, oltre ai lavori prodotti durante il laboratorio e ad una serie di disegni acquerelli realizzati per Utopian Unemployment Union of Bologna, saranno esposti una selezione di video, documentazioni di performance ed un’installazione realizzati negli ultimi anni al fine di suggerire l’articolato processo creativo che muove l’opera di Gluklya, utilizzare l’abito come uno strumento per lo sviluppo di nuove collaborazioni con e tra diverse comunità. Questo metodo favorisce processi di auto-organizzazione, offrendo a tutti pari dignità e permette di conoscere le capacità delle diverse minoranze e comunità marginali, far fronte a situazioni di vita difficili con l’aiuto dell’arte.

Utopian Unemployment Union of Bologna è una mostra, un laboratorio ed una performance partecipata che parte come progetto di critica e si trasforma in un progetto sociale volto a trovare soluzioni alternative a problemi legati all’immigrazione e all’integrazione.

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Natalia PershinaYakimanskaya (Gluklya)

Nata nel 1969 a Leningrado in Russia Gluklya vive e lavora ad Amsterdam e San Pietroburgo.

Poco dopo la laurea presso l’Accademia Mukhina di Arte e Design, Gluklya ha co-fondato il collettivo The Factory of Found Clothes (FFC) con Olga Egorova (nome d’arte Tsaplya). FFC utilizza installazioni, performance, video, testo e ‘ricerca sociale’ per sviluppare il concetto di ‘fragilità’, che non è ‘bellezza’, ma forza invisibile, capacità di capire cose che possono essere facilmente distrutte dalla complessità della vita. La relazione tra interno ed esterno, sempre complessa e drammatica, è diventata il tema principale del progetto FFC. Nel 2002, Gluklya e Tsaplya hanno scritto nel manifesto del gruppo: “Il posto dell’artista è dalla parte dei più deboli”. Questo manifesto mostra un’importante trasformazione nella comprensione degli artisti del mutevole contesto sociale e politico nella Russia di Putin. Il collettivo FFC ha lavorato insieme per più di 10 anni e nel 2012 Gluklya ne ha assunto la guida. L’artista è anche co-fondatrice del gruppo Chto Delat? e membro attivo dal 2003.

Di recente, ha presentato ‘Garden of Vigilant Clothes’ alla galleria AKINCI, ha contribuito al Critical Mass Festival e al programma pubblico di Manifesta 10, e ha fatto parte della mostra ‘All the World’s Futures’, a cura di Okwui Enwezor, durante la 56ᵃ Biennale di Venezia (2015). Nel 2014, Gluklya ha vinto la borsa di studio per l’arte del Joseph Brodsky Memorial Fund. Nel 2013, ha presentato il suo solo show ‘Utopian Unions’ presso il Museo d’Arte Moderna di Mosca.

Tra le mostre collettive: Museum of Modern Art, Arnhem (2014); Hermitage Museum, Amsterdam (2013); Museo Biennale 10 Krasnoyarsk (2013); MUMOK, Vienna (2012); Staatliche Kunsthalle Baden Baden (2011); Shedhalle, Zurigo (2011); SMART Project Space, Amsterdam (2011) con Chto Delat ?; Museo Reina Sofia, Madrid (2011); Kunsthalle, Vienna (2011); ICA, Londra (2010) con Chto Delat ?, e il Centro Nazionale per l’Arte Contemporanea, Mosca (2006).

 

Grazie a Galerie AKINCI, Amsterdam (The Netherlands)

piattaforma web del progetto

immagini della mostra