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Marco Ceroni @ Festival F4 / un’idea di Fotografia

posted on 10 Luglio 2017 in with 0 Comments

Quando:
15 Luglio 2017–27 Agosto 2017 giorno intero
2017-07-15T00:00:00+02:00
2017-08-28T00:00:00+02:00

F4 / un’idea di Fotografia
Settima Edizione

FARE COMUNITA’

Villa Brandolini, Pieve di Soligo (TV)

15 luglio – 27 agosto 2017


Il 14 luglio ore 18.00 a Villa Brandolini a Pieve di Soligo inaugurano le esposizioni della settima edizione del Festival F4 / un’idea di Fotografia promosso dalla Fondazione Francesco Fabbri in collaborazione con il Comune di Pieve di Soligo e con la direzione artistica di Carlo Sala. Una serie di mostre che coinvolgono oltre settanta artisti, spaziando da nomi affermati dello scenario internazionale ad autori emergenti per restituire una visione plurale dell’immagine contemporanea.

In occasione del quarantennale della scomparsa di Francesco Fabbri (1921-1977), il festival F4 / un’idea di Fotografia, ne omaggia la figura di statista, proponendo una serie di mostre sul tema “Fare comunità”. Nei lavori presentati gli autori contemporanei indagano le sfide cruciali e i cambiamenti che alcune comunità odierne stanno affrontando.

La mostra omonima Fare comunità curata da Carlo Sala, si apre con l’opera I/O_OPERA #07 SETTE dell’artista brasiliano César Meneghetti che mette in scena una toccante riflessione sull’inclusione attraverso sette video dove scorrono le immagini di persone affette da disabilità che, attraverso i loro gesti e le loro posture, restituiscono un grande senso di umanità. Federica Landi con The death of Tiresias ragiona sul tema dei migranti partendo da un fatto di cronaca (le ragazze africane respinte dai paesi di Goro e Gorino nell’ottobre del 2016), sviluppando una riflessione più generale sulla rappresentazione dell’“altro”. Mustafa Sabbagh, con l’installazione di ventisette fotografie Made in Italy© – Handle with Care, mostra una serie di ritratti di giovani ragazzi di etnie diverse che per lui rappresentano il vero futuro e potenziale dell’Italia. Le immagini Silvia Camporesi della serie Planasia narrano invece alcuni luoghi dell’isola di Pianosa nel Mar Tirreno: questi interni vuoti e silenziosi non raccontano soltanto di un abbandono e solitudine, ma anche di un futuro possibile ancora da scrivere. Un senso di rinascita è presente anche nelle sculture e fotografie di Marco Ceroni: la sua immagine Bling Bling restituisce la carcassa di un’auto bruciata, poi dipinta d’oro, che diviene così la metafora di una possibile riscossa dei territori di confine. Il lavoro Rinascita 01 di Victor Leguy è la prima “cellula” del suo progetto demuseo, un dispositivo narrativo che ingloba oggetti, interventi scultorei e immagini fotografiche per rileggere e ridefinire l’identità delle comunità locali messe di fronte ai cambiamenti indotti dal progresso. Infine gli scatti del ciclo Muddy Waters di Christto & Andrew portano in una città lontana, Doha, nel Golfo del Qatar, per mettere in luce la condizione degli espatriati che lì vivono attraverso un montaggio visivo lucido e ironico sui repentini cambiamenti economici e sociali prodotti dalla globalizzazione.

A seguire Community // Photobook (curata da Chiara Pozzobon e Carlo Sala) che propone un’ampia selezione di oltre quaranta libri fotografici pubblicati in Italia negli ultimi anni che trattano il tema della comunità sotto una pluralità di punti di vista: dall’identità collettiva alle tensioni individuali fino agli scontri con il “diverso”; dalle tradizioni tipiche di determinate regioni geografiche alle grandi trasformazioni urbanistiche che hanno modificato le abitudini di vita delle popolazioni che vivono nelle aree coinvolte; dalle comunità italiane locali alle narrazioni di viaggio della distanza. Un percorso, che attraverso i fotolibri di alcuni dei più interessanti autori contemporanei italiani e internazionali, si snoda tra conflitti e nuove consapevolezze.

Fondazione Fabbri ha invitato i critici e curatori Daniele De Luigi, Francesca Lazzarini, Luca Panaro e Francesco Zanot a segnalare dei progetti di autori contemporanei ritenuti particolarmente significativi per il tema prescelto, ossia “Fare comunità”. Marilisa Cosello, con le fotografie che compongono Esercizi Obbligatori, propone una riflessione bio-politica sulla società e su come il corpo sia soggetto a diverse costrizioni, passando – per citare le sue parole – “da soggetto a oggetto”. L’artista realizza delle immagini allusive che sono delle allegorie tipiche dei regimi dittatoriali, ma anche dell’omologazione borghese. Right Here di Anna Positano indaga una serie di luoghi, coinvolgendo direttamente gli abitanti e chiedendo loro di tracciare percorsi e individuare spazi significativi nella loro vita quotidiana da percorrere insieme per raccogliere ricordi ed esperienze. Le installazioni e le immagini fotografiche che ne derivano diventano così una geografia “umana” dei territori, risultato di un processo di dialogo e partecipazione. Paola Pasquaretta in Larizzate. Sette racconti si è messa in relazione con una piccola frazione di Vercelli, un tempo fiorente centro di produzione del riso e oggi quasi una città-fantasma. Dopo aver raccolto immagini e documenti, l’artista ha chiesto a degli autori di scrivere dei racconti, successivamente raccolti in un’antologia, dove compaiono personaggi che idealmente ripopolano le strade di Larizzate e ci invitano a immaginare un luogo diverso. Infine Antonio Ottomanelli con la sua ricerca crea una “cartografia” delle conseguenze agli eventi del 9/11/2001 che hanno gettato realtà distanti (Kabul, Baghdad, New York) in uno “stato di entanglement”: ecco quindi nelle immagini di Death Only convivere gli scatti del memoriale delle Twin Towers a New York a file secretati sul terrorismo.

Attraverso la realizzazione di scatti fotografici ad hoc o la collazione e risemantizzazione di immagini preesistenti, gli studenti del Master in Photography dell’Università IUAV di Venezia (di cui Fondazione Fabbri è partner scientifico) hanno condotto una riflessione visiva sul tema della comunità che si snoda attraverso un percorso espositivo composto da stampe fotografiche, fanzine e posters all’interno della mostra Arcipelago. Il titolo della rassegna è un omaggio al pensiero del grande saggista e scrittore francese Edouard Glissant (1928-2011) che, attraverso la metafora dell’arcipelago, ha proposto una concezione dell’identità, collettiva e individuale, come risultato di un continuo divenire e di uno scambio costante con l’altro. Lo stesso allestimento dell’esposizione, nella sua frammentarietà e dinamicità, vuole riflettere quest’aspetto e portare lo spettatore a confrontarsi con immagini esposte su “tavoli-isole” che creano delle possibili piattaforme di socializzazione. Le fotografie raccolte nella mostra offrono differenti declinazioni del tema: dai drammi della storia che hanno scalfito delle specifiche comunità, ai conflitti tra differenti identità;
dai processi di inclusione dei richiedenti asilo al fallimento dei modelli aggregativi con l’espressione di un solitario esistenzialismo; dalla disgregazione della famiglia tradizionale alla ricerca di nuove e alternative prospettive comunitarie.

All’interno del Festival vengono presentati gli interventi personali di Camille Lévêque e Claudia Petraroli, sviluppati durante il programma di residenza LIVEstudio di Metronom a Modena e selezionati da Fabrizia Carabelli, Marcella Manni, Daniele De Luigi, Carlo Sala e Marco Signorini. In Search of the Father di Camille Lévêque è il nuovo capitolo del progetto Dads dove l’artista utilizza la fotografia per inscenare un senso di assenza della figura paterna attraverso il media espressivo a cui è usualmente demandata la custodia della memoria. Quest’aspetto si intreccia con altri concetti correlati, come la costruzione di un modello di mascolinità o la declinazione ideologica di “Padre della Patria”, tipica delle dittature. L’intervento si sviluppa attraverso materiali disomogenei: immagini vernacolari di famiglia, immagini satiriche o commerciali tratte dalla pubblicità, ma anche oggetti personali. Claudia Petraroli in La pregunta de sus ojos offre un’indagine sulla fascinazione destata dalle immagini acheropite (dal greco “non fatte da mano umana”), che hanno una natura misteriosa, e, in particolare, dalla specifica credenza che sulle pupille del ritratto di Nostra Signora di Guadalupe sia impresso un riflesso divino. L’intervento dell’autrice, composto da sculture e lightbox, è il frutto degli ingrandimenti degli occhi della Vergine processati in ambiente 3D per generare così delle superfici che rimandano a paesaggi primordiali, ad una realtà “altra”, sospesa tra enigma e tecnologia.

Le mostre del Festival F4 / un’idea di Fotografia rimarranno aperte fino al 27 agosto 2017.